Impieghi e applicazioni

A Bologna è attivo un Maestro vetraio tedesco, Jacopo Griesinger (Jacopo da Ulma) la cui tradizione ascrive la scoperta del giallo d’argento. La regione più attiva è la Lombardia, ma per manomissioni, distruzioni e restauri ci restano solo poche tracce della decorazione vitrea del Duomo di Milano. Tuttavia, le vetrate presumibilmente attribuibili al Foppa (Fuga in Egitto), quelle del Niccolò da Varallo, di Cristoforo de Mottis, attestano la buona qualità di questi manufatti che denunciano così lo stretto rapporto intercorso tra ideatori ed esecutori.

In Inghilterra il Quattrocento vede la crescente introduzione di elementi spaziali nella pittura su vetrata e quindi l’eliminazione dalle commissioni dei pittori inglesi, riluttanti nell’introdurre, nelle loro opere, questa particolarità stilistica. Le maestranze fiamminghe dominano quindi indisturbate tutto il Cinquecento. La maggiore personalità in campo vetrario di cui siano state conservate opere è quella di John Pruddle di Westminster, cui si devono le vetrate della Collegiata di Warwick.

All’inizio del Cinquecento, la vetrata insiste sugli effetti di illusionismo architettonico sino ad entrare in discordanza con le reali strutture gotiche ospitanti: specialmente in Italia si tende a proporre la pittura sul vetro, riducendo così gli effetti luminosi di riflessione e rifrazione della luce.
Compaiono, in molte vetrate d’Europa interventi di incisione su vetri placcati, sotto l’influenza delle incisioni del Durer, di Aldegraver e di Luca da Leida.
Solo in Francia la crisi rinascimentale della coeva pittura risparma le vetrate, ancora armonicamente inserite nell’architettura tardo-gotica: tra gli esempi rimasti, possiamo citare il “Compianto sul Cristo” nella Chiesa di Montmorency, le opere della Cattedrale di Autun di St. Mary a Parigi.

Pertanto, in Italia, la vetrata sparisce completamente già nel corso del Cinquecento. I primi anni del secolo vedono l’attività di Guillaume de Marcillat ad Arezzo e a Roma, continuata nel Duomo di Milano (influenze tedesche e fiamminghe), le grisaglie della Certosa di Val d’Ema e quelle della Biblioteca Laurenziana di Firenze.
Il Seicento vede attivi ancora alcuni cantieri in Francia ed a Parigi (vetrate in St. Merry, St. Gervaise, St. Etienne du Mont, a Rouen, Bourges e Tolosa).
L’Inghilterra conta ancora vetrate di un certo interesse nel XVIII secolo, ma si tratta, tuttavia, di una pittura più simile alla porcellana, tutta basata su smalti vetrificabili distesi su di un fondo chiaro. Tra i personaggi più rilevanti, operanti nella invetriatura delle Cappelle dei Collages di Oxford, sono i fratelli Joshua e William Price ed il figlio di quest’ultimo William il Giovane.