Stampa

Impieghi e applicazioni

Sezione Storia della vetrata

Storia del vetro In Italia la vetrata trova nel Quattrocento un grande impiego, sia nelle costruzioni rinascimentali, sia negli ultimi grandi cantieri del Nord. A Firenze, i maggiori pittori eseguono disegni per vetrate: per Santa Maria del Fiore, Paolo Uccello (Natività e Resurrezione), Donatello (Incoronazione della Vergine), Andrea del Castagno (Deposizione), per la Cappella Pazzi, Alessio Baldovinetti (gli sono stati attribuiti anche i disegni per le vetrate del Duomo di Pisa); per Santa Maria Novella, Domenico Ghirlandaio e Filippo Lippi; per Santo Spirito il Perugino: a Botticelli sono stati attribuiti i cartoni della vetrata del Duomo di Lucca.

A Bologna è attivo un Maestro vetraio tedesco, Jacopo Griesinger (Jacopo da Ulma) la cui tradizione ascrive la scoperta del giallo d’argento. La regione più attiva è la Lombardia, ma per manomissioni, distruzioni e restauri ci restano solo poche tracce della decorazione vitrea del Duomo di Milano. Tuttavia, le vetrate presumibilmente attribuibili al Foppa (Fuga in Egitto), quelle del Niccolò da Varallo, di Cristoforo de Mottis, attestano la buona qualità di questi manufatti che denunciano così lo stretto rapporto intercorso tra ideatori ed esecutori.

Storia del vetro In Piemonte è attivo lo Spanzotti, ricordato in un documento come pittore di vetrate (di Crea custodite presso il Museo Civico di Torino) ed altri notevoli Maestri, tra cui un grande anonimo cui si devono le vetrate del Duomo di Aosta e del Castello di Issogne (la “Fuga in Egitto” di quest’ultimo è ora al Museo Civico di Torino).

In Inghilterra il Quattrocento vede la crescente introduzione di elementi spaziali nella pittura su vetrata e quindi l’eliminazione dalle commissioni dei pittori inglesi, riluttanti nell’introdurre, nelle loro opere, questa particolarità stilistica. Le maestranze fiamminghe dominano quindi indisturbate tutto il Cinquecento. La maggiore personalità in campo vetrario di cui siano state conservate opere è quella di John Pruddle di Westminster, cui si devono le vetrate della Collegiata di Warwick.

Storia del vetro La Spagna, che nei secoli precedenti aveva offerto significativi esempi di arte vetraria nella Cattedrale di Léon (vetrate del Duecento e del Trecento) e di Gerona (vetrate del Trecento), documenta ora l’attività di Maestri stranieri, specialmente francesi. Tra le opere più significative, le vetrate nella Cappella di Sant’Andrea nella Cattedrale di Barcellona (Luis Borassà), della Sala Capitolare del Monastero di Pedralbes, dell’abside della Cattedrale dello Seo di Urgel, della Basilica di Santa Maria del Mar a Barcellona (1460; Antonio Lionye o Lunyi, che aveva precedentemente lavorato ad Avigliana, in Piemonte, ed a Tolosa).

All’inizio del Cinquecento, la vetrata insiste sugli effetti di illusionismo architettonico sino ad entrare in discordanza con le reali strutture gotiche ospitanti: specialmente in Italia si tende a proporre la pittura sul vetro, riducendo così gli effetti luminosi di riflessione e rifrazione della luce.
Compaiono, in molte vetrate d’Europa interventi di incisione su vetri placcati, sotto l’influenza delle incisioni del Durer, di Aldegraver e di Luca da Leida.
Solo in Francia la crisi rinascimentale della coeva pittura risparma le vetrate, ancora armonicamente inserite nell’architettura tardo-gotica: tra gli esempi rimasti, possiamo citare il “Compianto sul Cristo” nella Chiesa di Montmorency, le opere della Cattedrale di Autun di St. Mary a Parigi.

Storia del vetro Se nelle Chiese del primo rinascimento le vetrate avevano conservato un ruolo non irrilevante, la situazione cambia rapidamente nell’architettura del pieno rinascimento, in quella manieristica, barocca e neoclassica, nella quale le vetrate non hanno più parte alcuna. Mutamenti profondi si verificano nella concezione dello spazio, nella leggibilità e nel rapporto reciproco degli elementi architettonici. Le suggestive e differenti modulazioni impresse alla luce dalle vetrate colorate non sono più compatibili con il nuovo modo di intendere lo spazio all’interno degli edifici.
Pertanto, in Italia, la vetrata sparisce completamente già nel corso del Cinquecento. I primi anni del secolo vedono l’attività di Guillaume de Marcillat ad Arezzo e a Roma, continuata nel Duomo di Milano (influenze tedesche e fiamminghe), le grisaglie della Certosa di Val d’Ema e quelle della Biblioteca Laurenziana di Firenze.

Il Seicento vede attivi ancora alcuni cantieri in Francia ed a Parigi (vetrate in St. Merry, St. Gervaise, St. Etienne du Mont, a Rouen, Bourges e Tolosa).
L’Inghilterra conta ancora vetrate di un certo interesse nel XVIII secolo, ma si tratta, tuttavia, di una pittura più simile alla porcellana, tutta basata su smalti vetrificabili distesi su di un fondo chiaro. Tra i personaggi più rilevanti, operanti nella invetriatura delle Cappelle dei Collages di Oxford, sono i fratelli Joshua e William Price ed il figlio di quest’ultimo William il Giovane.